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Re: Dal Pentagramma Alla Diteggiatura
Lo studio delle diteggiature sul contrabbasso(e logicamente può applicarsi anche al basso elettrico) è una costante ed un qualcosa d'infinito.
Passi d'orchestra,concerti, scale e chi più ne ha più ne metta. Anche i jazzisti non sono esenti dallo studio delle diteggiature.
Scopi di questo studio sono:
1)Slegarsi dalle geometrie della tastiera(che in realtà esistono più che altro sul basso elettrico) e sapere con esattezza dove prendere una determinata nota in qualsiasi momento, in qualsiasi posizione
2)Trovare una logica che renda "migliore" la tua scelta rispetto ad un'altra . Esistono miriadi di diteggiature e non ne esiste una esatta in assoluto ma ne esistono di esatte in relativo. Significa che, a seconda del brano che si va a suonare, della conformazione della mano, di una propria comodità, si suona in un determinato modo. Sul contrabbasso ad esempio sarà più usuale sfrutturare tutta la prima corda per alcuni passaggi solistici, piuttosto che arrampicarsi nei salti di corda. Ciò va a discapito, a volte della facilità di esecuzione ma va a favore di una certa ricerca del suono(portamento) che determinati brani richiedono. Altre volte bisognerà per necessità trovare la soluzione più performante, massimo risultato con il minimo sforzo.
Non esistono regole assolute ma ci sono delle linee guida:
1) Valutare ogni possibile soluzione, su ogni corda e fare una sorta di analisi e dire: "Questa non mi può andare bene per questo motivo e quest'altra invece si per questo motivo". In questo modo hai comunque studiato le varie possibilità ma hai anche aguzzato la mente per giungere a giusta conclusione, escludendo di fatto minuti o perfino ore di studio su soluzioni poco performanti.
2)Valutare la scelta in base alla frase, non alla nota: non ha senso pensare a come prendere data nota in dato momento se non si ha una visione d'insieme della frase. Da dove arrivo? Dove andrò a parare? Ti accorgerai che certe soluzioni anche se possibili, non sono auspicabili.
Infine, sul discorso arpeggi,rivolti ecc. quello è un percorso che non serve a molto per le diteggiature ma serve ad altro.
Perchè non serve a molto? Certo, se riconosci una data scala o arpeggio puoi ricondurlo a diteggiature già studiate in precedenza e semplificarti in parte il lavoro(ma non è sempre detto che vada così) ma il tutto finisce lì. Il vero punto di forza nello studio degli intervalli e dei rivolti(e ci aggiungerei anche le progressioni) è che riconducento il materiale melodico a determinate strutture l'assimilazione e memorizzazione di interi passaggi diventa molto più semplice ed immediata. Ad esempio c'è un passaggio nella terza sinfonia di Bethoveen(l'eroica) estremamente rapido, difficile anche da leggere se non lo si conosce a memoria, data la rapidità del passaggio. Leggendolo però si scorge subito che ci si trova innanzi ad un arpeggio di Cmaj discendente, prima allo stato base, poi di primo e secondo rivolto. Una volta fatto questo rapido calcolo non avrò bisogno nemmeno di sforzarmi più di tanto, la parte suona da sola.
Interrogati sempre sul perchè e sulla logica delle tue scelte, il rischio è d'imparare le note in ogni posizione ma destreggiarsi peggio di chi non le conosce affatto(eccesso di possibilità). Buono studio!
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