digomma, assolutamente, anche perchè bisogna considerare che la musica, il gusto musicale, sono anche legati al vissuto di una persona, così come lo è la musica stessa in quanto opera d'arte.
i Nirvana, per dire, se fossero usciti qualche anno dopo o qualche anno prima con buone probabilità non avrebbero avuto quel rilievo, perchè erano la risposta musicale ad una situazione sociale e politica, così come tutto.
i Joy Division stessa cosa, sono stati la voce di un periodo socialmente difficile, in coda agli anni 70, anticipando tutte le tematiche che hanno caratterizzato il punk, la new wave e la musica di quegli anni.
scherzavo ieri ascoltando "Take On Me" degli a-Ha in versione acustica, fatta dal vivo da loro qualche tempo fa: quel brano, nell'arrangiamento originale, è allegro, divertente, seppure il testo non lo è mai; suonata con un tempo diverso, con un arrangiamento diverso, diventa "la canzone più triste del mondo".
vedo i ragazzi di oggi che non apprezzano "Mad World", dei Tears for fear, in versione originale, perchè la associano alla cover di Gary Jules, fatta lenta lenta al pianoforte, molto più "depressa".
quel che mi è venuto da commentare è che ogni canzone anni 80, se arrangiata e suonata "lenta", diventa la canzone più triste del mondo
il periodo era quello, la situazione sociale e politica era così, divideva il mondo, e la musica ne era uno specchio.
è chiaro che anche il vissuto dell'ascoltatore influenzi tutto, perchè gli stati d'animo che crea la musica combaciano con i propri, e si empatizza.
io capisco meglio questi artisti oggi rispetto a quando ero adolescente, ad esempio, perchè ai tempi ero l'adolescente incazzato che si trovava nel rock, nel metal, in queste robe qua; non potevo capire ed empatizzare con un pezzo come "She's lost control" dei Joy Division.
oggi se mi ascolto "you shook me all nite long" dico che è un pezzo divertente, siamo al livello dei Prophilax come testo, mentre un brano come quello dei JD mi strugge.
sto capendo Rino Gaetano solo oggi, perchè riesco a capire i riferimenti nei suoi testi, che magari prima mi sfuggivano.
è questione di empatia, di vissuto.
io credo, per tornare in topic, che lo stesso valga con gli strumenti: spesso associamo gli strumenti a personaggi, ad un vissuto, ed anche l'andare a cercare un basso "vintage", magari legato a qualche periodo particolare, dipende da questo.
difficilmente vedremo quello che vuole suonare metal andarsi a cercare un vecchio Eko semiacustico degli anni 60, mentre il gruppo indie italiano di oggi vuole quello (ed infatti chessò, il bassista di Giorgio Poi, prodotto della Bombadischi, usa dei vecchi Eko con le corde lisce, plettrati e con effetti tipo flanger).
il BC Rich con gli spunzoni non lo vedi sul palco di un artista pop, ma ci vedi il Fender o il basso di liuteria elegante.
quello che cerca il basso vintage "per forza" probabilmente ha delle idee in testa che gli dicono così.
un mio amico invece ripudia gli strumenti vecchi, e preferisce comprarli più recenti possibile.
Citazione:
secondo me un musicista è realmente completo quando suona e ascolta tutto....
non sono d'accordo in toto; per me è bene ascoltare tutto, ma "suonare tutto" spesso porta solo a non essere specializzati in nulla.
anche per fare le fondamentali in ottavi fatte bene serve l'attitudine giusta, e spesso musicisti "completi" non ce l'hanno, e l'esecuzione è meno efficace.